Solo fumo negli occhi. Per la Russia il panturchismo – ideologia volta all’unità dei popoli turchi ancora abbastanza forte in Turchia, Caucaso (soprattutto Azerbaigian) e Asia centrale (Uzbekistan, Turkmenistan, Kirghizistan, Kazakistan) – non può avere connotazioni diverse.
In realtà, nel migliore dei casi, è un’affiliazione alternativa ai dogmi che Mosca ha storicamente proposto – e spesso imposto – a sudditi e vicini. Nel peggiore può, invece, costituire una minaccia all’unità della Federazione. Che dalle sue periferie caucasiche si dipanerebbe lungo la regione del Volga, l’Asia centrale e la Siberia, fino a spaccarla a metà. Dunque, non soltanto le aree sopra menzionate.
Di etnia turca sono infatti le popolazioni che abitano diverse cruciali repubbliche della Russia centrale, dal Tatarstan alla Jacuzia, passando per Tuva e l’Altaj. Medesime origini vantano alcune delle comunità tenute più sotto osservazione dal potere centrale in Daghestan, Karačaj-Circassia, Kabardino-Balkaria. E soprattutto in Crimea.
FOCUS - Cosa è il panturchismo?
Movimento tendente a promuovere l’unità culturale e politica fra tutti i popoli di lingua turca. Sviluppatosi dai primi del Novecento sia in ambiente ottomano sia in aree soggette all’impero zarista, durante la Prima guerra mondiale fu incoraggiato da Istanbul soprattutto in chiave antirussa. Dopo la fine del conflitto, movimenti panturchi continuarono a manifestarsi in Asia centrale fino agli anni 1920. Scomparso il p. politico nei decenni successivi (che videro per altro una valorizzazione dell’identità linguistica e culturale turca nelle repubbliche dell’Asia centrale sovietica), rimase un sentimento di affinità, anche su base religiosa, tra le diverse popolazioni turcofone, che trovò nuove possibilità di espressione politica dopo la dissoluzione dell’URSS e l’instaurazione di più stretti rapporti fra la Turchia e le Repubbliche turcofone ex sovietiche.