L’ultimo soldato statunitense ha lasciato Kabul, mettendo fine alla più lunga guerra della storia degli Stati Uniti, che si conclude con una sconfitta. Siamo giunti alla fine dell’impero americano?
La sconfitta in Afghanistan è un evento di grande portata, ma è altrettanto vero che la storia degli Stati Uniti ne è piena, a cominciare dalla caduta di Saigon del 1975, con cui in questi giorni viene avanzato spesso un parallelo (ma la perdita di vite umane per Washington è stata 27 volte superiore rispetto al conflitto afgano).
La principale lezione che possiamo trarre dalla vicenda di Kabul è che Biden, nel solco di Barack Obama e Donald Trump, ha probabilmente deciso che l’America non sarà più il gendarme del mondo. Ciò significa che la credibilità degli Stati Uniti è intaccata? È la domanda che si pongono gli avversari ma anche gli alleati. Tra questi ultimi c’è il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj che si trova attualmente a Washington e spera di ottenere da Biden garanzie sulla posizione degli Stati Uniti in caso di conflitto con la Russia. Cosa farà Biden se Putin minaccerà l’Ucraina, come già accaduto la scorsa primavera? La risposta non è scontata visto che l’Afghanistan ha sollevato il problema dell’affidabilità delle garanzie degli Stati Uniti.
Gli avversari di Washington esultano, a cominciare dai cinesi. Taiwan potrà ancora contare sul sostegno americano? Ma questo significa che gli Stati Uniti resterebbero passivi in caso di attacco cinese contro l’isola? Le domande restano al momento senza risposta, al di là delle dichiarazioni ufficiali della Casa Bianca. L’unico dato certo al momento è che gli Stati Uniti rimangono la prima potenza mondiale.