Putin ha bisogno di una via d’uscita. Ma manca l’arbitro, ovvero la Cina. L’Occidente l’ha capito?

Putin ha bisogno di una via d’uscita. L’Occidente l’ha capito?

In tutto l’Occidente c’è la sensazione che Vladimir Putin non solo debba essere fermato nel suo tentativo di colonizzare l’Ucraina, ma debba anche essere punito per la sua barbarie. Ma la realtà è che siamo più vicini a una guerra nucleare di quanto lo siamo mai stati dai tempi della crisi dei missili di Cuba del 1962.

Ciò che rende la situazione ancora più pericolosa è che l’Ucraina è armata e rifornita proprio dall’alleanza militare che la Russia teme di più, la Nato. Nel frattempo, la Russia è messa alle corde da un boicottaggio economico sempre più duro.

Il punto centrale è che quando un giocatore d’azzardo ha già perso così tanto da essere destinato alla bancarotta, e la sua unica salvezza è ribaltare la situazione, la cosa più logica da fare è continuare ad alzare la posta.

I leader occidentali dovrebbero quindi riconoscere il rischio di ritrovarsi in una situazione ancora peggiore di quella attuale, e dovrebbero essere chiari sui loro obiettivi. Vogliono mettere fine al conflitto oppure sconfiggere la Russia?

Il rompicapo, tuttavia, è che per Putin sarebbe più facile ritirarsi se trovasse un modo di affermare che non ha fallito. Il pericolo, pertanto, è che il sostegno occidentale all’Ucraina si combini con la crescente debolezza del Cremlino, creando le condizioni per un errore di calcolo nato dalla disperazione. E più la crisi dura, maggiore è questo pericolo.

La domanda, per i leader mondiali, è come assicurarsi che Putin sia sconfitto, fornendogli allo stesso una via d’uscita dalla crisi, ed evitando qualsiasi passo falso che potrebbe portare a una conflagrazione più ampia. La strada, lungo il bordo del precipizio, è quantomai tortuosa.

Anche perché Putin sa che l’autoritarismo cinese è sopravvissuto alle proteste di piazza Tiananmen, la teocrazia iraniana è sopravvissuta ad anni di sanzioni occidentali e, più recentemente, Bashar al Assad è sopravvissuto alla guerra civile siriana. Il presidente russo punta a fare lo stesso. E non vuole fare la fine di Mu'ammar Gheddafi.

E in tutto questo entra in gioco la Cina. La prossima prima economia al mondo non può certo vedere con favore il rischio che Putin cada, e con lui il sistema degli oligarchi, cresciuti insieme e grazie all’ex funzionario del Kgb, aprendo la strada a una possibile occidentalizzazione della Federazione. Fatto che isolerebbe Pechino. Xi Jinping potrebbe tentare di evitare questo rischio proponendosi convintamente come arbitro.

Ma al momento la partita Occidente-Ucraina-Russia si gioca senza qualcuno che abbia un fischietto in bocca. Per ora, la Cina si limita a inviare messaggi. Come dimostra l’ultimo fatto: all’Onu il Consiglio di sicurezza ha bocciato la risoluzione russa sulla situazione umanitaria in Ucraina, ma Pechino ha votato con Mosca.

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