Migranti, l’Ue azzecca la diagnosi ma sbaglia la cura

Accordo al Consiglio Ue per la riforma delle regole su migranti e asilo, ma non c’è intesa sulla redistribuzione obbligatoria

Migranti, l’Unione azzecca la diagnosi ma sbaglia la cura

I ministri degli Interni dell’Ue hanno raggiunto l’accordo sul mandato negoziale per i due principali regolamenti del Patto per le migrazioni e l’asilo. Ci sono voluti nove anni per arrivarci. Il sostegno è stato ampio: contrari Ungheria e Polonia; astenuti Malta, Slovacchia, Lituania e Bulgaria. Tutti gli altri favorevoli.

Nel dettaglio, l’intesa prevede l’obbligo di solidarietà: gli Stati dovranno dare sostegno ai Paesi in difficoltà con la disponibilità ai ricollocamenti o in alternativa al pagamento di 20 mila euro per ogni migrante non ricollocato. L’Italia però ha rifiutato la compensazione e ha chiesto che venga destinata a un fondo europeo per la dimensione esterna, a favore degli Stati terzi.

Un altro aspetto centrale dell’accordo riguarda il doppio binario per la gestione degli arrivi al confine. I migranti con bassa probabilità di ottenere l'asilo saranno trattati con una procedura accelerata per il rimpatrio verso Paesi terzi sicuri, anche di transito.

Dipenderà dagli Stati membri applicare il concetto di Stato terzo sicuro” nel quale eventualmente trasferire un migrante e “determinare se esiste una connessione tra il richiedente e il Paese terzo a seconda che sia ragionevole per lui o lei andare in tale Paese”, ha spiegato la ministra per le Migrazioni svedese, Maria Malmer Stenergard, che aveva la presidenza di turno del Consiglio.

Rimangono comunque in vigore le regole di Dublino: la responsabilità dei migranti arrivati è in capo allo Stato di primo arrivo per 24 mesi. La procedura per la gestione della richiesta d’asilo per i provenienti da Paesi con bassa probabilità di accoglimento dovrebbe invece essere gestita in 12 settimane.

Il via libera al Consiglio è solo un primo passo. Ora partono i negoziati con il Parlamento europeo (che aveva già approvato la propria versione dei testi proposti dalla Commissione).

In sostanza, l’orientamento adottato è basato sul rafforzarmento dei meccanismi di respingimento dei migranti, lasciando ancora una volta fuori dalla porta l’aspetto principale, ovvero la redistribuzione obbligatoria dei migranti. Anzi, agli Stati è data la possibilità di non accettare migranti ricollocati dai paesi di primo ingresso, pagando una quota per ogni persona non accolta.

Si conferma inoltre la volontà politica di esternalizzare il controllo delle frontiere nella gestione dei flussi migratori, aumentando le pressioni sui Paesi terzi. Un sistema che come nel caso dell’accordo Italia-Libia, non solo non sembra riuscire a bloccare gli arrivi (da gennaio ad oggi sono oltre 51.000), ma perpetua la violazione dei diritti umani fondamentali delle persone detenute nei lager libici, vittime di torture e soprusi indicibili.

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