Se a livello nazionale l’economia tedesca vale il 12,4 per cento delle esportazioni italiane complessive, nella provincia di Brescia si arriva oltre il 20 per cento, addirittura quasi ad un quarto delle vendite estere nell’area vasta dei metalli, architrave della manifattura locale. Acciaierie e fonderie, componentisti e subfornitori che sul mercato tedesco sviluppano 4,4 miliardi di vendite.
L’effetto di trascinamento di un Paese che rallenta (Pil tedesco giù dello 0,4 per cento nel terzo trimestre, stime negative per il 2023 da Fondo Monetario e Commissione Ue) a Brescia pesa dunque in modo rilevante.
Nel secondo trimestre, le vendite manifatturiere (dalla provincia lombarda) verso la Germania sono crollate del 18 per cento, in diminuzione di oltre 200 milioni. La discesa dei listini per il rientro dello shock energetico ha un peso, ma a ciò si aggiunge una frenata anche nei volumi, minori acquisti da parte di una manifattura tedesca ampiamente al di sotto dei valori pre-Covid. Tanto nell’industria che nelle costruzioni, frenata quest’ultima che ha ricadute negative ad ampio raggio. Se su base nazionale nell’area dei metalli il calo è di 1,5 miliardi, Brescia da sola “perde” 260 milioni.
Una discesa percepibile a Brescia, ma in realtà pervasiva su base nazionale, guardando ai dati generali dell’export: tra gennaio e settembre la riduzione domestica verso Berlino è del 2,5 per cento, a fronte di una media globale che cresce di un punto.