Era inevitabile che la questione migranti tornasse di grande attualità. D’altronde, l’Italia ha un evidente problema di denatalità e invecchiamento demografico, le classi e le scuole si svuotano, il sistema previdenziale è più a rischio che mai, le imprese denunciano un mismatch (come dicono quelli bravi) tra domanda e offerta di lavoro rispetto a mestieri e settori che gli italiani vogliono, se possibile, evitare. L’Italia ha un oggettivo bisogno di migranti. Talmente oggettivo che al di là delle apparenze la classe politica, tutta, sembra averlo ben compreso. E allora, difronte a cotanta necessità, che senso ha parlare di respingimenti, porti semichiusi, e ridurre il tutto a una pura denominazione (visto che si discute molto se coloro che arrivano sulle nostre coste siano profughi, naufraghi, o più semplicemente migranti)? Ha senso, eccome, se la comunicazione viene usata come arma di distrazione di massa. Nella realtà i migranti arrivano lo stesso, nonostante tutto, in parte come clandestini. E fa comodo a tanti poter disporre di manodopera irregolare a basso costo. Ecco allora che la maggior durezza (apparente) si rivela funzionale a mantenere più o meno intatta la situazione attuale. Che si scannino pure sui media politici e analisti, tanto gli immigrati arrivano lo stesso. Purché irregolari. Se, invece, si volesse davvero quantomeno ridurre i morti sull’autostrada marina più pericolosa del mondo, si potrebbe cominciare aprendo una serie di Centri per l’impiego (possibilmente non replicando la poco felice esperienza italica), in accordo con i governi locali (certo in paesi come la Libia, ad esempio, non sarebbe facile), e selezionando la forza lavoro necessaria alle economie europee nei paesi di origine o almeno negli Stati che si affacciano sul Mediterraneo. I migranti, con un contratto di lavoro in mano, entrerebbero nel Vecchio continente dalla porta principale (con un normale viaggio aereo o marittimo). Ovviamente, i costi della manodopera salirebbero rispetto ad ora. E il problema dei migranti sarebbe risolto solo in parte.