L’America Latina torna a crescere meno. L'organizzazione delle Nazioni Unite Eclac ha ridotto le previsioni per il 2018: il Pil nella macroregione passerà dal 2,2% all'1,5%.
"Dopo due anni consecutivi di crescita negativa, nel 2017 abbiamo avuto un tasso dell'1,2% e quest'anno ci aspettiamo l'1,5%, anche se ci sono delle differenze significative a livello nazionale", ha detto il segretario esecutivo di Eclac, Alicia Barcena a Città del Messico. Il Sud America scende all'1,2%, l'America Centrale al 3,4% e i Caraibi all'1,7%.
Repubblica Dominicana e Panama sono i due paesi con il Pil più alto, rispettivamente, 5,4% e 5,2%, seguiti da Paraguay (4,4%), Bolivia (4,3%), Antigua e Barbuda (4,2%), e Cile e Honduras (3,9%).
Brasile e Messico, le due maggiori economie dell'America Latina, cresceranno dell'1,6% e del 2,2%. Al contrario, il Venezuela vedrà un calo del 12%, mentre l'economia argentina potrebbe ridursi dello 0,3%.
Tra le cause esogene della rivisitazione al ribasso della contrazione dell'economia nell'America Latina, Barcena punta il dito contro i recenti rischi geopolitici, la diminuzione dei flussi di capitali verso i paesi emergenti rilevata negli ultimi mesi e il deprezzamento di alcune valute rispetto al dollaro.
Ci sono, poi, quelle endogene, che sono il vero problema dell'economia del Centro-Sud America. Finché i paesi latini non saranno in grado di superare i propri limiti strutturali, a partire dalla corruzione dilagante, sarà difficile guardare a percorsi di sviluppo più robusti.