Gli investimenti e la crescita dei fatturati nell’industria militare assicurano importanti ricadute occupazionali? L’innovazione tecnologica in campo militare garantisce le ricadute e lo sviluppo nei settori civili? La risposta è: solo in parte.
In uno spazio temporale di 40 anni, l’industria aeronautica a livello europeo è passata da 579 mila nel 1980 a poco più di 537 mila occupati nel 2021. Nello stesso periodo il fatturato complessivo del settore, a valori costanti, è più che triplicato.
Ma il risultato più sorprendente emerge disaggregando i dati del settore aeronautico tra militare e civile. Mentre i lavoratori del settore occupati in campo militare sono passati tra il 1980 e il 2021 da 382 mila a circa 175 mila, l’occupazione in campo civile è, invece, cresciuta da 197 mila a quasi 363 mila.
Dietro ai numeri c’è il successo del più importante programma industriale e tecnologico sviluppato a livello europeo, cui l’Italia (a differenza di Francia, Germania, Spagna) ha scelto di non partecipare. La rinuncia ad Airbus è costata la marginalità dell’industria italiana nella ideazione, sviluppo e produzione di aerei civili. Ed è costata anche in termini di mancata creazione di posti di lavoro.
Infatti, mentre in Francia, Germania e Spagna il calo degli occupati nel militare (meno 50%) è stato compensato in buona parte da una crescita nel civile (più 40%), in Italia si è perso il 50% di posti di lavoro nel settore aeronautico militare, senza aver registrato alcuna crescita nel campo dell’aeronautica civile (tranne un 10% in più nel comparto elicotteristico).
Inoltre, il fatturato militare dei primi dieci gruppi multinazionali al mondo, dal 2002 al 2016, è lievitato cumulativamente del 60% (quello militare del 74%) e i loro profitti sono aumentati del 773%: tuttavia, il numero di occupati si è ridotto del 16%.
Nonostante sia stato dunque rilevato nell’ultimo quarto di secolo una crescita imponente delle spese militari nel mondo, il numero degli occupati nell’industria aerospaziale e della difesa non è aumentato, anzi ha subito un’accentuata contrazione.
Il che non stupisce più di tanto, visto che esiste un’ampia letteratura scientifica in cui si dimostra quanti posti di lavoro in più si creano in altri settori ad esempio negli Usa rispetto a un investimento di un miliardo di dollari in spese militari.