Era 1968, il biologo e demografo Paul Ehrlich, professore all’Università di Stanford, pubblicò un saggio spettacolare che avrebbe avuto un impatto mondiale: ‘The P Bomb’ (Fayard, 1972).
Venduto in più di due milioni di copie, prevedeva una rapida esplosione della popolazione mondiale (la bomba P) che avrebbe portato a un’inevitabile carestia alle soglie degli anni '80.
Secondo i suoi calcoli, la città di Calcutta, in India, avrebbe visto la sua popolazione decuplicarsi, da 7 milioni di abitanti a quasi 70 mln nel 2000.
Poi sappiamo come sono andate le cose. La carestia globale non si è verificata e la città di Calcutta ospita ora poco più di 19 milioni di persone. Come i meteorologi o gli economisti, e come è normale che sia, i demografi sono molto più ficcanti nelle loro analisi del passato che nelle loro previsioni del futuro.
L’analisi Ehrlich riecheggia anche vecchie preoccupazioni, come quelle del Club di Roma, che si riunì per la prima volta quello stesso anno, il 1968, e, naturalmente, quelle di Thomas Malthus alla fine del XVIII secolo.
Sia le previsioni di Ehrlich che quelle di Malthus non si sono avverate, per le stesse ragioni. Il progresso tecnico ha ridotto drasticamente il numero delle carestie. Nel 1950, due terzi degli abitanti del pianeta soffrivano di malnutrizione, questa percentuale era scesa solo al 15% nel 2000; certo, occorre considerare che la popolazione nel frattempo era più che raddoppiata, passando da 2,5 miliardi a 6 mld di abitanti.
Fino agli anni più recenti. Tutti gli Stati del mondo sono oggi colpiti dalla transizione demografica e dal calo del tasso di natalità, compresi i paesi meno sviluppati. Tutto lascerebbe pensare, come si suol dire a bocce ferme, che l’evoluzione della popolazione mondiale possa arrestarsi nella seconda metà del secolo.
Anche se così fosse, il problema non sparirebbe e si concentrerebbe su aspetti qualitativi (piuttosto che quantitativi) e, in particolare, sulla concentrazione della popolazione su scala mondiale. In tutto ciò, la povertà, la malnutrizione e l’accesso alle cure sanitarie sono ancora problemi molto rilevanti a livello globale.