Più di 710 milioni di persone hanno sofferto la fame nel 2023: vale a dire una su undici nel mondo e addirittura una su cinque in Africa. La stima precisa – inclusa nel rapporto ‘The state of food insecurity and nutrition in the world’, predisposto da cinque agenzie specializzate delle Nazioni Unite - si attesta tra 713 e 757 mln di persone, il 9% circa della popolazione del pianeta. Inoltre le cicatrici del Covid-19, che ha esacerbato le diseguaglianze globali, hanno lasciato lo scorso anno oltre 152 mln di malnutriti in più, rispetto al 2019.
“L’insicurezza alimentare cronica è in aumento dal 2016-2017”, ha dichiarato all’Afp David Laborde, economista della Fao e uno degli autori del rapporto. E, per il terzo anno consecutivo, il numero delle persone che soffrono la fame non accenna a diminuire.
Se tali tendenze continueranno, nel 2030 si prevedono circa 582 milioni di sottoalimentati cronici, la metà dei quali in Africa. Queste disuguaglianze infatti sono particolarmente pronunciate nei paesi a basso reddito, dove il 71,5% della popolazione non ha accesso a una dieta sana, rispetto al 6,3% degli abitanti dei paesi ad alto reddito. Più nello specifico, la percentuale è scesa al di sotto dei livelli pre-pandemici in Asia e in America settentrionale ed Europa, mentre è salita enormemente in Africa.
E per affrontare il problema non bastano gli aiuti alimentari. Per Laborde, “la sicurezza alimentare non consiste solo nel distribuire sacchi di riso in situazioni di emergenza. Ma anche, per esempio, nel fornire aiuti ai piccoli agricoltori e l’accesso all’energia nelle aree rurali”.