Il World inequality database ha recentemente pubblicato un aggiornamento sulla distribuzione del reddito in diversi paesi. Cosa ci dice? Sapevamo già che negli ultimi anni l’aumento delle disparità era causato dalla crescita dei patrimoni dell’1% più ricco del pianeta. Ora si capisce che la porzione di reddito del 50% più povero varia molto a seconda dei paesi, oscillando tra il 5% e il 25% del totale. Questo dimostra quanto sia urgente superare concetti come il prodotto interno lordo e gli aggregati macroeconomici e sia meglio concentrarsi concretamente sullo studio dei gruppi sociali.
Dai dati emerge anche che le disuguaglianze sono grandi in tutti i paesi. Il 10% più ricco di ogni stato si aggiudica fra il 30 e il 70% del reddito totale. Il divario risulta ancora più forte se si osserva la distribuzione del patrimonio (quello che si possiede) invece del reddito (quello che si guadagna nel corso di un anno): il 50% più povero della popolazione non possiede praticamente nulla (generalmente meno del 5% del totale), anche nei paesi più ugualitari (come la Svezia).
A livello mondiale si osserva che la porzione di reddito mondiale del 50% più povero degli abitanti del pianeta è cresciuta, passando dal 5% nel 1980 a circa il 9% nel 2020, grazie alla crescita dei paesi emergenti. Bisogna però ridimensionare questo incremento, visto che la quota di reddito del 10% più ricco del pianeta è rimasta stabile (intorno al 53%), e che quella dell’1% più ricco è passata dal 17 al 20%. I perdenti sono le classi medie e popolari del nord del mondo, e questo alimenta il rifiuto della globalizzazione.