L'inflazione nell'eurozona resta un mistero. Così ha descritto la situazione Janet Yellen, presidente della Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti. Nelle economie avanzate, l'inflazione risulta ancora troppo bassa, nonostante la disoccupazione mostri segnali di declino a livello globale e persista la generosità delle politiche monetarie. Nel mese di settembre, l'aumento dei prezzi al consumo nella zona euro ha raggiunto, come nel mese di agosto, l'1,5% secondo le stime preliminari fornite da Eurostat. L'obiettivo del 2% fissato dalla Banca Centrale Europea (BCE) sembra fuori portata. Nel 2018, l'inflazione dovrebbe restare contenuta all'1,2%, secondo le previsioni dell'istituto di Francoforte. La situazione sul mercato del lavoro è tuttavia migliorata. Il tasso di disoccupazione è ora al 9,1%, il livello più basso dal febbraio 2009. La ripresa economica ha già creato più di sei milioni di posti di lavoro, secondo la BCE. Il che dovrebbe portare ad una maggiore pressione sui salari, che a sua volta dovrebbe spingere i prezzi. Dovrebbe, appunto. Ma anche al di là dell'Atlantico non va tanto meglio. Negli Stati Uniti l'inflazione si è attestata all'1,4% in agosto e i salari restano al di sotto dei livelli pre-crisi, nonostante la disoccupazione abbia raggiunto il livello di 4.4%. "Il fatto che i salari non aumentino ulteriormente nelle economie avanzate è un grande enigma" ha riconosciuto il vice presidente della BCE, Vitor Constancio.