La crescita del Pil reale della Cina nel secondo trimestre del 2024 è stata inferiore alle aspettative, il 4,7% su base annua. Tuttavia, ciò che preoccupa di più è la crescita ancora più lenta del Pil nominale (4%), a indicare che una persistente pressione deflazionistica.
Anche le previsioni delineano una continua pressione deflazionistica, a meno che non vengano adottate misure forti a sostegno della domanda. Invece, quello che al più può succedere è l’introduzione di sconti moderati alle famiglie a basso e medio reddito per sostenere i loro consumi, ma è improbabile che questo cambi l’andamento del consumo aggregato, che è debole.
Nel secondo trimestre del 2024, la spesa delle famiglie è rallentata al 5% annuo, mentre il loro reddito è sceso al 4,5% annuo. In particolare, la domanda di beni di consumo è stata piuttosto debole, con le vendite al dettaglio del settore dei beni che a giugno sono scese all’1,5% annuo. Nel secondo trimestre del 2024, la spesa delle famiglie è cresciuta solo del 5% annuo, mentre il loro reddito del 4,5% annuo.
In un contesto del genere, anche gli investimenti non decollano. Sono ancora frenati dalla crisi del settore immobiliare. Gli investimenti immobiliari sono scesi del 10,1% su base annua a giugno, spingendo il totale degli investimenti fissi a rallentare del 3,9% su base annua.
Il problema centrale del nuovo modello di sviluppo cinese è la debolezza della domanda interna, cui il governo in realtà non vuole porre rimedio attraverso l’introduzione di un sistema di welfare adeguato a un paese in rapido invecchiamento e a bassa natalità.
Se non si affronta il problema della mancanza di domanda, la dipendenza della Cina dal mercato esterno aumenterà e ciò porterà a una ulteriore deriva verso il protezionismo nei paesi importatori, che pretendono nuove regole a favore di una concorrenza più leale. Queste ultime sono il tassello mancante di un sistema di governance internazionale, che invece oggi sta comportando sfide geopolitiche sempre più grandi.