L’età media negli Stati Uniti ha raggiunto il livello record di 38,9 anni nel 2022 (era pari a 30 anni nel 2000 e a 35 nel 1980), secondo i dati diffusi dal Census Bureau. Si tratta di una media, quella relativa allo scorso anno, insolitamente alta per il paese.
I nuovi dati si aggiungono all’evidenza che, al pari di altri Stati europei ed asiatici, gli Stati Uniti stanno invecchiando, ponendo sfide importanti per la forza lavoro, l’economia, i programmi sociali, ecc.
I tassi di natalità sono diminuiti drasticamente nel primo anno della pandemia di coronavirus, salvo poi tornare ad aumentare. Tuttavia, dall’inizio della Grande Recessione (2007), la fecondità è rimasta decisamente inferiore rispetto alle generazioni precedenti anche negli Usa.
Tra gli stati a stelle e strisce, il Maine (44,8 anni di età media) è il più anziano, seguito dal New Hampshire (43,3). Lo Utah (31,9), il Distretto di Columbia (34,8) e il Texas (35,5) sono invece i più giovani.
In ogni caso, gli statunitensi restano in media più giovani degli europei dove l’età media è ben più alta (44 anni). Un gap favorevole alla prima economia al mondo anche grazie all’immigrazione che ha storicamente mantenuto piuttosto giovani gli Stati Uniti, poiché gli immigrati sono generalmente adulti in età lavorativa e spesso hanno più figli dei nativi americani. Sebbene l’immigrazione si sia ripresa dai livelli minimi durante la pandemia, nel complesso è tuttavia rallentata dal 2016.
E man mano che il Paese invecchia, la sua struttura demografica sta diventando più diversificata. Tra il 2021 e il 2022, la popolazione asiatica della nazione è cresciuta del 2,4 per cento: un dato superiore a quella ispanica (1,7), nera (0,9), e bianca (0,1).
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