La riforma del Titolo V fu approvata durante il governo Amato (25/04/00-11/06/01) , sostenuto da una coalizione formata da Ulivo, Pdci, Udeur, e Indipendenti.
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La riforma sull’Autonomia differenziata, appena approvata dal Senato, trova la sua radice nel passato. Il 7 ottobre 2001 si tenne, infatti, il referendum sulla riforma del Titolo V della Carta, approvata durante il governo Amato, sostenuto da una coalizione formata da Ulivo, Pdci, Udeur, Indipendenti. Il referendum passa con il 64,2 per cento di voti favorevoli anche se l’affluenza si ferma poco oltre il 34 per cento. Essendo, tuttavia, un referendum confermativo e non abrogativo, il quorum non è previsto.
In pratica, il titolo V è stato riformato con la l. Cost. 3/2001, dando piena attuazione all’art. 5 della C., che riconosce le autonomie locali quali enti esponenziali preesistenti alla formazione della Repubblica. I Comuni, le Città metropolitane, le Province e le Regioni sono enti esponenziali delle popolazioni residenti in un determinato territorio e tenuti a farsi carico dei loro bisogni. L’azione di governo si svolge a livello inferiore e quanto più vicino ai cittadini, salvo il potere di sostituzione del livello di governo immediatamente superiore in caso di impossibilità o di inadempimento del livello di governo inferiore (principio di sussidiarietà verticale; principio di sussidiarietà). La riforma è stata necessaria per dare piena attuazione e copertura costituzionale alla riforma denominata ‘Federalismo a C. invariata’ (l. 59/1997).