La Cina ha aumentato le vendite alla Russia di attrezzature, microelettronica e altre tecnologie che - secondo una valutazione statunitense - Mosca utilizza a sua volta per produrre missili, carri armati, aerei e altri armamenti da utilizzare nella guerra contro l’Ucraina.
Due alti funzionari dell’amministrazione Biden, che hanno preferito restare anonimi, hanno dichiarato che nel 2023 circa il 90 per cento della microelettronica russa è provenuta dalla Cina, che la Federazione ha poi utilizzato per produrre missili, carri armati e aerei. E lo stesso dicasi per quasi il 70 per cento dei circa 900 milioni di dollari di importazioni di apparecchiature della Russia nell’ultimo trimestre del 2023.
Cina e Russia hanno anche lavorato per produrre congiuntamente veicoli aerei senza pilota all’interno della Russia e le imprese cinesi stanno probabilmente fornendo alla Russia la nitrocellulosa utilizzata nella produzione di munizioni, hanno aggiunto i funzionari. Inoltre, le aziende cinesi Wuhan Global Sensor Technology Co., Wuhan Tongsheng Technology Co. Ltd. e Hikvision stanno fornendo componenti ottici da utilizzare nei carri armati e nei veicoli blindati russi.
Tutto ciò conferma (ancora una volta) che le sanzioni applicate ad un paese il più delle volte finiscono per essere neutralizzate grazie alle triangolazioni commerciali. Il problema è che i governi ben conoscono questi processi (ad, esempio gli scambi tra Italia e Turchia sono lievitati dopo l’invasione russa dell’Ucraina, annullando di fatto parte delle sanzioni contro Mosca, ma nessuno sembra interessato a sollevare tale questione). Il discorso cambierebbe se venissero applicate le sanzioni secondarie, ovvero quelle che coinvolgono i paesi terzi (come nel caso della Cina con la Russia).