Cinque ore a Mar-A-Lago, residenza privata di Donald Trump a West Palm Beach. Tanto è durata la trasferta statunitense di Giorgia Meloni che, a sorpresa, è volata negli Stati Uniti.
Nessun commento ufficiale, se non una foto diffusa sui social che ritrae la presidente del Consiglio con The Donald e la scritta: “Bella serata, lo ringrazio per l’accoglienza. Pronti a lavorare insieme”.
Un post che suona come una risposta alle parole di elogio che aveva usato Trump definendola - secondo quanto riportato dal Wall Street Journal – “una donna fantastica” che “ha davvero preso d’assalto l’Europa”.
Un riserbo, quello sull’esito dell'incontro che nasce dall’importanza dei temi trattati: Ucraina, Medio Oriente, dazi, Starlink.
Ma soprattutto quello che probabilmente ha ispirato il blitz negli Usa, che ha portato Meloni - secondo quanto sottolineato dal New York Times - ad abbandonare un approccio diplomatico e “premere aggressivamente” perché il dossier fosse in cima al tavolo del tycoon: la detenzione di Cecilia Sala nel carcere di Teheran.
La storia della giornalista italiana, infatti, si intreccia con quella dell’iraniano Mohammad Abedini Najafabadi attualmente a Milano nel carcere di Opera su mandato Usa e per cui gli Stati Uniti chiedono l’estradizione.
Convitato di pietra del viaggio a Mar-A-Lago è Elon Musk. Il patron di Tesla nelle foto e nei video ufficiali non compare mai insieme a Meloni e Trump, ma dai post su X è evidente il ruolo chiave che ha avuto nell’organizzare il (fugace) incontro.
Con il presidente eletto e la premier italiana si sono invece visti diversi esponenti della futura amministrazione statunitense: il segretario di Stato Marco Rubio, quello al Tesoro Scott Bessent, il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz e il nuovo ambasciatore Usa in Italia Tilman Fertitta.
Una formazione che fotografa l’importanza riservata all’ospite italiana e che - come riporta il New York Times - segna la volontà di “rafforzare le speranze dei sostenitori della Meloni che la premier conservatrice italiana diventi l’alleata di riferimento di Trump in Europa”.
Al di là di questi convenevoli restano sullo sfondo due domande principali: Trump è disponibile a rinunciare all’estradizione dell’iraniano Mohammad Abedini Najafabadi? E se sì, a quale prezzo per l’Italia?