L’Italia, i droni, i semiconduttori. Un altro ‘no’ di Draghi alla Cina. E l’ennesimo ‘sì’ agli Usa

È la quarta volta che il governo guidato dal presidente del Consiglio italiano Mario Draghi usa il golden power per impedire o annullare un investimento cinese sul suolo italiano.

L’Italia, i droni, i semiconduttori. Un altro ‘no’ di Draghi alla Cina

A marzo l’Italia ha nuovamente dimostrato la distanza che la separa dalla Repubblica Popolare Cinese su questioni di interesse strategico. Ne sono prova due eventi.

Il primo consiste nell’annullamento da parte di Roma della vendita della società di droni militari Alpi Aviation a Mars Information Technology, basata a Hong Kong e legata a società controllate da Pechino.

Le indagini erano iniziate in autunno, ma il governo italiano ha preso la decisione il 10 marzo. Cioè quattro giorni prima del lungo incontro svoltosi a Roma tra i vertici diplomatici di Usa e Cina.

È la quarta volta che il governo Draghi usa il golden power per sbarrare un’acquisizione cinese. Nelle precedenti occasioni i settori oggetto della tentata penetrazione della Repubblica Popolare erano quello alimentare, del 5G e dei semiconduttori.

Proprio in quest’ultimo campo si registra il secondo importante evento di questo mese. Secondo Reuters, Roma vuole raccogliere quattro miliardi di euro da qui al 2030 per potenziare la capacità di fabbricazione di circuiti integrati della Penisola. A tal fine intende attrarre anche investimenti da parte di aziende straniere, a cominciare dalla statunitense Intel.

Palazzo Chigi sarebbe in contatto anche con STMicroelectronics (italofrancese), Memc Electronic Materials (di proprietà taiwanese) e Israeli Tower Semiconductor. Se confermato, il progetto consoliderebbe la posizione di Roma a fianco degli Stati Uniti nella competizione tecnologica con la Repubblica Popolare.

Cosa è il ‘golden power’?

È nato con l’obiettivo di salvaguardare gli assetti delle imprese operanti in determinati ambiti strategici e di particolare interesse nazionale e di fornire ai governi che si sono succeduti nel tempo “poteri speciali” per dettare specifiche condizioni all’acquisto di partecipazioni, porre veti o imporre determinate delibere societarie per alcuni settori delimitati. Il golden power, ovvero questa sorta di scudo che il governo può usare quando lo ritenga necessario, fu introdotto la prima volta nel 2012 superando di fatto nel nostro paese lo strumento della cosiddetta golden share, che nel 2009 fu oggetto di una procedura di infrazione da parte della Commissione europea, che ritenne che il sistema italiano violasse la libera circolazione di capitali pur riconoscendo “legittimo e difendibile” il fine di salvaguardare gli interessi vitali dello Stato.

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