In Catalogna “non ci sarà un referendum di autodeterminazione” per stabilire il futuro della regione, anche perché il Partito socialista spagnolo, prima forza nel Parlamento nazionale, “non lo accetterà mai”. Con queste dure parole il premier spagnolo Pedro Sánchez si è pronunciato alla Camera dei Deputati nel corso di una seduta in cui ha dato conto della decisione di concedere la grazia (non l’indulto) ai nove separatisti catalani condannati al carcere dopo il tentativo di secessione del 2017. L’organizzazione di un referendum sulla secessione è uno degli obiettivi principali dichiarati dal governo regionale catalano, guidato dall’indipendentista Pere Aragonès.
Nel suo discorso alla Camera, Sánchez ha spiegato che c’è solo una possibilità per permettere un referendum: “Che i promotori riescano a convincere i tre quinti di questa Camera a modificare l’articolo 2 della Costituzione spagnola e che poi questa modifica sia avallata dai cittadini con un referendum”.
Il premier ha tuttavia aggiunto che questa circostanza gli sembra improbabile vista la contrarietà del suo partito.