La Commissione Europea ha bocciato la manovra italiana. Secondo Bruxelles, il Documento programmatico di bilancio non include le modifiche "sostanziali e considerevoli" chieste dall’Ue e contiene una grave deviazione dagli impegni, oltre a basarsi su ipotesi ottimistiche di crescita, mettendo così a rischio un’adeguata riduzione del debito. E la Commissione non è convinta dalle ragioni che l'Italia ha indicato per spiegare l'andamento dei conti.
Il primo passo formale verso l'apertura di una procedura per debito eccessivo è stato, dunque, compiuto ma non avrà nessuna conseguenza immediata. Paradossalmente, adesso il Governo italiano ha una finestra temporale per negoziare con Bruxelles, prima che la procedura cominci davvero, affinché le sanzioni non scattino mai o quantomeno siano ridotte.
Come accaduto con Spagna e Portogallo: quando non rispettarono il rientro dal deficit, la Commissione impiegò mesi per fissare le sanzioni, ma nel frattempo i due Governi trovarono un accordo con l’Ue e la procedura decadde. La stessa cosa potrebbe accadere all’Italia.
In ogni caso, il lancio vero e proprio della procedura è improbabile che avvenga prima di gennaio, ovvero prima che la manovra sia approvata dal Parlamento.
Ma se l'Ecofin del 22 gennaio confermasse la decisione della Commissione, il rischio più immediato previsto dalle regole sarebbe un altro: la richiesta di una manovra correttiva da fare in 3-6 mesi. E solo dopo scatterebbero le sanzioni pecuniarie che possono andare dallo 0,2% allo 0,5% del Pil. Sempre che nel frattempo lo spread non raggiunga livelli tali da rendere necessari interventi urgenti.