Qualcosa a Bruxelles è cambiato. La linea di credito politico aperta a favore dell’Italia durante la prima ondata del Covid non è più illimitata. La fiducia che il governo di Roma rispetti la road map che conduce agli stanziamenti previsti dal Recovery Fund inizia a vacillare?
Giuseppe Conte ha bollato tutto ciò come una “fake news”. In realtà il rischio di ritardi dei nostri progetti sul Recovery Fund allarma gli altri Paesi e la Commissione. E il tempo stringe: restano meno di due mesi.
A mostrarsi preoccupata è anche la Bce, che – per bocca di Christine Lagarde – ha disegnato uno scenario complicato per la crescita economica a causa della nuova ondata di contagi. Proprio per questo – secondo la Banca - sarebbe necessario presentare al più presto i Recovery Plan nazionali.
I veri problemi sono (altri) due. Alla fine l’Italia presenterà sicuramente il suo Piano. Ma riusciremo a essere efficaci ed efficienti? Ecco, è questa atavica difficoltà italiana a preoccupare i paesi membri e le istituzioni europee. E, in secondo luogo, la Bce ha confermato che continuerà con il programma di acquisto di titoli del debito pubblico dei paesi dell’Eurozona. Ma cosa accadrà quando prima o poi la spina verrà inevitabilmente staccata?