Un telefono rosso da Berlino a Bruxelles. E' quello che temono i tanti, in Europa, che vedono con preoccupazione il crescente controllo della Germania sull'apparato dell'Unione Europea. Un timore accresciuto il 21 febbraio. Il capo della commissione Jean-Claude Juncker ha nominato a segretario generale della Commissione il suo capo-staff, il tedesco Martin Selmayr, il quale diventa in sostanza il funzionario più alto in grado di tutta la euro-macchina: supervisionerà 35mila dipendenti.
Preoccupa la determinazione e la risolutezza di cui il 47enne avvocato di Bonn ha già ampiamente dato prova sia quando era il braccio destro della commissaria alle telecomunicazioni Viviane Reding, a cui in pratica scriveva le norme sul settore, sia, soprattutto, quale capo staff di Juncker: era in grado di tenere testa ai commissari di alto rango e anche a leader e ministri dei paesi UE. “Uno spietato alla Frank Underwood di House of Cards” ha scritto Liberation, “un bulldozer” o “il mostro di Berlaymont” lo definiscono simpaticamente in patria.
Ma il vero timore riguarda il fatto che ora Berlino dispone di un terminale al piano più alto della Commissione. E non basta, perchè sono tedeschi anche il funzionario più alto in grado all'europarlamento e quello ai servizi diplomatici. Una concentrazione di potere che diventerà conclamata se - come è probabile - nel 2019 il governatore della Bundesbank, Jens Weidmann, sarà il successore di Draghi alla guida della Bce.