La Commissione Europea, constatando che l’Ungheria “non ha fatto i progressi necessari sulle riforme”, ha deciso “di mantenere la sua proposta iniziale del 18 settembre di sospendere il 65% degli impegni per tre programmi operativi nell’ambito della politica di coesione, per un importo di 7,5 miliardi di euro”. È quanto annuncia l’esecutivo europeo. La proposta deve essere votata ora dal Consiglio Ue, che ha tempo fino al 19 dicembre per esprimersi.
Lo scontro sullo Stato di diritto tra l’organo comunitario guidato da Ursula von der Leyen e il governo di Viktor Orbán si fa incandescente in una fase in cui l’economia magiara è in grave sofferenza. L’inflazione è superiore al 20%. Il Pil è salito del 4% annuo nel terzo trimestre, sulla base dei dati preliminari non rettificati, ma la produzione è scesa dello 0,4% rispetto ai tre mesi precedenti, segnando la prima contrazione dal secondo trimestre del 2020.
La domanda è: chi vincerà il braccio di ferro tra Orbán e la Commissione Europea? E ancora: la prospettiva di un’Ue a 26 si fa più concreta? Oppure la possibile mobilitazione popolare potrebbe spingere prima o poi l’attuale presidente alle dimissioni? Il quadro è in ogni caso complicato e non si scorge nessun segnale di una qualche riconciliazione. Il problema è che Bruxelles ha un problema simile con la Polonia, ma l’invasione russa ha di fatto congelato lo scontro con Varsavia. Per il momento.