“La Brexit non funziona, così non va”. In un meeting (che sarebbe forse dovuto restare) segreto e straordinario tenutosi in Gran Bretagna in una tenuta dell’Oxfordshire, si sono riuniti noti brexiter, ma anche europeisti, conservatori, laburisti, capi di multinazionali (tra cui GlaxoSmithKline e Goldman Sachs), rappresentanti alla Nato e di think tank.
Tutti insieme per cercare di capire cosa fare per evitare il possibile tracollo economico del Regno Unito che - secondo il Fondo monetario internazionale – sarà l’unica economia (ormai superata nella classifica delle principali economie globali dall’ex colonia India) ad andare in recessione nel 2023.
Il Regno Unito non sembra infatti ancora aver trovato la sua strada al di fuori dell’Ue. In tale contesto la Brexit funge da freno alla crescita economica e inibisce il potenziale del Regno Unito. Secondo l’Office for Budget Responsibility, nei 15 anni a partire dal 2016, la Brexit ridurrà il Pil pro capite del 4% .
In ogni caso, sebbene la Brexit sia un cavallo di battaglia dei Tories (conservatori), i laburisti hanno chiarito che non hanno intenzione di riportare il paese all’interno del recinto dell’Ue. Semmai sarebbero propensi, qualora vincessero le prossime elezioni politiche, a raggiungere un qualche tipo di accordo con Bruxelles in clima meno rigido (rispetto a quello maturato fino ad ora) tra le parti.