Proteste ambientaliste e contestazioni della comunità ucraina hanno preceduto la prima del Boris Godunov, capolavoro del compositore russo Modest Petrovič Musorgskij, al Teatro alla Scala di Milano.
Sia le figure istituzionali presenti che il sovrintendente della Scala, Dominique Meyer, trovano inconcepibile che aprire la stagione con un’opera russa possa essere interpretato come un appoggio all’attuale politica del Cremlino.
“La cultura russa non si cancella. È europea”, ha sottolineato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Con lui, sul palco reale, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il presidente del Senato, Ignazio La Russa, e la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen.
“Come è noto io ho una posizione estremamente chiara sul tema dell’invasione dell’Ucraina”, ha affermato la premier, aggiungendo che “però noi non ce l'abbiamo con il popolo russo, con la storia russa con la cultura russa, noi ce l'abbiamo con la scelta politica. E i due piani vanno tenuti distanti altrimenti facciamo molta confusione”.