La televisione di stato russa ha dedicato nelle ultime due settimane una particolare attenzione mediatica alle proteste in Francia. Una copertura così capillare da far venire un sospetto: che stia accadendo quanto già accaduto con “Occupy Wall Street”, il movimento di protesta nato negli Stati uniti e mediaticamente “sostenuto” dalla Russia? La spiegazione è semplice: Mosca avrebbe interesse a mostrare un caos politico e sociale crescente nei paesi occidentali.
Sebbene non ci siano ad oggi prove dirette di un coinvolgimento del Governo russo nelle mobilitazioni dei “gilet gialli”, il dubbio è tale che la Francia ha deciso di aprire un’inchiesta. Si attendono i risultati.
I tentativi della Russia – se confermati - farebbero parte di un più ampio cambiamento nella natura dei conflitti in cui gli attivisti diventano pedine dei “poteri forti” e la protesta sociale un’alternativa al conflitto militare convenzionale.
Secondo alcuni, Vladimir Putin si starebbe ancora vendicando con i paesi occidentali e, in particolare, gli Usa, rei nella visione di Mosca di aver finanziato le “rivoluzioni colorate”: rosa, arancione, e dei tulipani contro i governi (alleati con la Russia) in Georgia (2003-2004), Ucraina (2004-2005) e Kirghizistan (2005), oltre alla Primavera araba del 2010-2012.
Non solo il Cremlino. Anche gli Usa sono entrati nel mirino dell’Eliseo dopo un cinguettio di Donald Trump, che l'8 dicembre aveva twittato: i manifestanti francesi gridano "vogliamo Trump". Una fake news poi seccamente smentita dal ministro degli Esteri francese, Jean Yves le Drian, che ha invitato Trump a non intromettersi nelle questioni interne al paese transalpino.