Il premier russo Dmitry Medvedev si è dimesso assieme a tutto il governo. L’annuncio, inaspettato, è arrivato poche ore dopo la proposta di Putin di un referendum per introdurre tutta una serie di emendamenti alla Costituzione per assegnare più poteri al Consiglio di Stato e al Parlamento, compreso quello di nominare il premier e i ministri. Di fatto, appare come una prima mossa di Putin per mettere in atto un piano che gli consenta di restare al potere anche dopo il 2024, quando termina l’attuale mandato presidenziale e non potrà ricandidarsi.
Medvedev ha spiegato il suo passo indietro proprio con la volontà di consentire al presidente Putin di lanciare la riforma costituzionale, che porterà “cambiamenti significativi anche nell’equilibrio tra i poteri, in particolare tra quello esecutivo, legislativo e i rami del potere giudiziario”. Nel frattempo, il leader del Cremlino ha fatto sapere che intende nominare Medvedev vice capo del Consiglio di sicurezza nazionale, una carica che verrebbe creata ad hoc per l’alleato di Putin.
Vladimir Putin è al potere in Russia da vent’anni. Dopo due mandati consecutivi da presidente, nel 2008, non potendosi ricandidare per un terzo mandato, ha lasciato per quattro anni la poltrona di capo dello Stato a Medvedev facendosi attribuire quella di premier. Nel 2012, Putin e Medvedev si sono scambiati di ruolo: Putin è tornato presidente e ha nominato Medvedev capo del governo. Nel 2024 scade però un altro secondo mandato consecutivo per Putin (che nel frattempo ha allungato i termini dell’incarico presidenziale da quattro a sei anni).