Mikhail BorisovichKhodorkovskij, ex patron del colosso petrolifero Yukos e uomo più ricco di Russia prima che il suo Paese si ritorcesse contro di lui, parla dal suo esilio londinese dopo il voto popolare che ha sancito le modifiche costituzionali che consentiranno a Vladimir di restare al potere fino al 2036. Il referendum ha visto un’affluenza del 65% e i “sì” sono stati il 77,92%.
“Gli emendamenti hanno rimosso l’avvicendamento legale del potere”, spiega a Repubblica Khodorkovskij.
Ma le conseguenze – secondo lui – saranno irreparabili: “Il cambio del regime sarà risolto in strada”. Ovvero con una rivoluzione. Che evidentemente cova da lungo tempo nei russi. D’altronde la repressione nella Federazione è all’ordine del giorno. L’informazione non è libera, e chi ci prova finisce spesso ammazzato o in carcere.
Intanto qualcosa si muove. La prospettiva di vedere Putin al potere per altri 16 anni ha smosso le coscienze dei cittadini.
La popolarità del leader del Cremlino è in calo e rischia di perdere terreno anche nella Russia più profonda. Decine di migliaia di persone hanno sfilato l’11 luglio scorso per le strade di Khabarovsk scandendo slogan anti-Putin per contestare l’arresto del governatore Sergey Furgal.
Sintetizza la situazione attuale in Russia l'attivista Galjamina: "Putin vince ancora, ma non inganna più il popolo”.