Gli impegni annunciati finora contro il cambiamento climatico sono del tutto insufficienti e porteranno a un aumento delle temperature medie globali compreso tra 2,5 e 2,9 gradi a fine secolo. Molto oltre la soglia di sicurezza di 1,5 fissata dall’Accordo di Parigi del 2015, per evitare gli effetti più rilevanti del global warming. Ormai non si contano più le denunce: questa volta giunge dall’Unep (il programma Onu per l’ambiente).
Secondo l’Emissions gap report 2023, pubblicato il 20 novembre, “la piena attuazione dei contributi nazionali incondizionati, previsti dall’Accordo di Parigi, consentirebbe al mondo di limitare l’aumento della temperatura a 2,9 gradi rispetto ai livelli preindustriali in questo secolo”. Anche sommando la piena attuazione degli impegni condizionati (grazie ad aiuti finanziari esterni), si scenderebbe a 2,5 gradi. Non abbastanza.
Nello scenario più ottimistico – spiega l’Unep - in cui vengono rispettati tutti gli impegni verso l’azzeramento netto delle emissioni di gas serra, “si potrebbe limitare l’aumento della temperatura a 2 gradi. Tuttavia, gli impegni net zero non sono considerati credibili: nessuno dei Paesi del G20 sta riducendo le emissioni a un ritmo coerente con questi obiettivi”. E anche nello scenario ottimistico, “la probabilità di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi è solo del 14 per cento”.
Il rapporto Unep evidenzia che nei primi nove mesi del 2023 sono stati registrati 86 giorni con temperature superiori a 1,5 gradi, rispetto ai livelli preindustriali. Nel frattempo, la quantità di CO2 nell’atmosfera è aumentata dell’1,2 per cento nel 2022, raggiungendo un nuovo record. Eppure – come ha sottolineato Inger Andersen, direttore esecutivo dell’Unep - “non c’è persona o economia che non sia toccata dai cambiamenti climatici”.