La Norvegia vuole investire nella cattura e nello stoccaggio dell'anidride carbonica emessa nei processi di produzione di alcune industrie: per evitare che la CO2 dispersa in atmosfera contribuisca al surriscaldamento globale, dal momento che la temperatura media mondiale è già aumentata di 1,1°C dalla Rivoluzione Industriale e che l’ecosistema terrestre è a rischio.
Nel processo di produzione del cemento non è possibile eliminare completamente l’anidride carbonica: per questo l’industria cementizia norvegese Norcem sta portando avanti una procedura di cattura e stoccaggio del carbonio (Css), che applicherà a 400 mila tonnellate all’anno di CO2, pari a circa il 50% delle sue emissioni.
Il problema è che il Css è costoso e mancano gli incentivi per spingere le aziende ad utilizzarlo: il prezzo permesso per emettere una tonnellata di C02 in atmosfera è molto più basso di quello necessario a intrappolare e immagazzinare la stessa quantità di C02.
L’adozione del Css su larga scala, secondo l’Istituto di ricerca norvegese Sintef, potrebbe creare migliaia di posti di lavoro e rendere la Norvegia un hub nord europeo per questa tecnologia.
L’impianto di ammoniaca della compagnia chimica norvegese Yara cattura già C02, che vende ad aziende produttrici di bevande: dunque il sistema Css, in piccolo, è già applicato e funziona. Il principio del “chi inquina paga” si sposterà dal produttore al consumatore: la quantità di CO2 emessa per produrre beni economici sarà a carico dell’utente finale. Un incentivo per il riciclo e contro il consumismo?