Il governo di Oslo aveva fissato per il 2025 l’obiettivo di un mercato del nuovo 100 per cento elettrico. A 20 mesi dalla scadenza, il “miracolo” è praticamente compiuto: in febbraio, i veicoli alla spina hanno occupato il 92,1 per cento del mercato, rispetto al 90,1 dell’anno precedente. Quelli totalmente elettrici hanno toccato il 90 per cento.
Volkswagen ha venduto la sua ultima automobile a gas in Norvegia lo scorso dicembre, mentre la Tesla Model Y è stata di gran lunga il veicolo più venduto: sul podio anche la Toyota bZ4x e la Volkswagen ID.4. Il tutto in un quadro non roseo per il settore auto. Inoltre, il risultato avrebbe potuto essere anche migliore, se fossero stati disponibili modelli più economici. Attualmente nel paese nordico l’auto meno costosa fra le elettriche è la Nissan Leaf che parte da circa 21.000 euro.
Il che apre un’altra riflessione. La Norvegia negli ultimi 20-25 anni ha visto triplicare il proprio Pil. Un’esplosione di ricchezza, trainata dalla scoperta di giacimenti di petrolio e gas, che ha elevato sensibilmente il tenore di vita dei norvegesi, tanto da consentirgli di acquistare costose auto elettriche (che non rappresentano certo il demonio).
Il settore petrolifero rappresenta per Oslo il 24% del Pil e il 52 per cento delle esportazioni. La Norvegia è il terzo maggiore esportatore di gas naturale e ha sostituito la Russia come principale fornitore del mercato europeo. Finanziare una società e un’economia più sostenibili, aumentando ad esempio il numero delle auto elettriche in circolazione, con le fonti fossili non appare come il massimo della coerenza possibile. E qui si chiude il cerchio.