Sergio Marchionne, fino a sabato scorso amministratore delegato di Fiat Chrysler Automobiles, ha trascorso gran parte della sua carriera in altri settori. Ma negli ultimi 14 anni ha aiutato due costruttori di automobili a evitare il collasso.
Durante il suo mandato, Marchionne è stato un dirigente pratico e attento ai dettagli. Dopo che la Fiat ha preso il controllo di Chrysler, si è trasferito in Michigan e ha gestito personalmente la ristrutturazione dell'azienda e, in seguito, la fusione tra le due case automobilistiche.
Ma un anno prima del suo programmato congedo, Marchionne, 66 anni, si è ammalato e nelle ultime ore le sue condizioni di salute sono peggiorate, a tal punto da indurre FCA ad affidare il 21 luglio il suo posto a Mike Manley, 54 anni, responsabile per il gruppo del Nord America e dei marchi Jeep e Ram.
"Sono profondamente addolorato dall'apprendere lo stato di salute di Sergio. È una situazione impensabile fino a poche ore fa, che ci lascia tutti con un vero senso di ingiustizia. Il mio primo pensiero va a Sergio e alla sua famiglia.", ha scritto in una nota il presidente John Elkann.
Assunto dagli Agnelli nel 2004, Marchionne ha fatto uscire la Fiat da una difficile situazione economico-finanziaria. Nel 2009, poi, Barack Obama, ha deciso di affidare Chrysler, finita in bancarotta, al gruppo di Torino. Scelta azzeccata, visto che il governo degli Stati Uniti ha, poi, riconosciuto al top manager di aver risollevato le sorti di un brand storico per gli Usa e di essere un creatore di valore per le aziende, non solo nel settore automobilistico. Quando Marchionne ha assunto la guida della Fiat la società aveva un valore di mercato di circa 7,5 miliardi di dollari. Oggi, il valore di mercato congiunto di Fiat Chrysler e Ferrari è 10 volte superiore, 71,5 mld.
FCA, tuttavia, ottiene la maggior parte degli utili dai soli due marchi, Jeep e Ram, e la società è ancora meno redditizia dei rivali di Detroit, Ford e General Motors, che rinunciò ad acquistarla e dovette pagare una “penale” da 2 miliardi di dollari. Il gruppo è, inoltre, in ritardo nello sviluppo di veicoli elettrici, nella tecnologia delle auto senza conducente e nell'espansione in Cina, il mercato più grande del mondo. Il subentrante Manley, entrato a far parte di Fiat Chrysler nel 2000, conosce bene la seconda economia al mondo e dovrà ora proseguire l’opera iniziata da Marchionne, portando il gruppo verso nuovi lidi.