Come sono cambiati i conti Rai dopo l’inserimento del canone nella bolletta elettrica nel 2016? Il risultato operativo è positivo negli ultimi anni, ma è peggiorato di 45 milioni confrontando il 2019 con il 2013. Al netto dell’aumento delle entrate da canone, il peggioramento è però di 88 mln.
Guardando in avanti, le entrate da canone si ridurranno per l’estinguersi dell’effetto del recupero dell’evasione (assorbito sempre più dalle finanze dello Stato), il che richiederà un aggiustamento sul lato dei costi. Margini di miglioramento sono però possibili: il livello dei costi, attualmente elevato, è infatti solo parzialmente giustificato da una migliore performance in termini di audience rispetto alle principali Tv concorrenti.
I costi operativi Rai sono più elevati di quelli Mediaset. In media tra 2010 e 2019 i costi Rai sono stati pari a 2,1 miliardi, contro 1,7 mld di Mediaset, il 26% in più.
Cosa contribuisce alle differenze nei livelli di costo? I costi operativi sono composti da due macro categorie: i costi per il personale e i costi esterni di gestione (acquisti di beni e servizi). La differenza più consistente è nel costo per il personale, che per Mediaset è meno della metà di quello della Rai. Ciò è dovuto principalmente al numero dei dipendenti: nel Gruppo Rai sono in media il triplo di quelli presenti in Mediaset (12.970 a fronte di 4.230).
Si potrebbe obiettare che i maggiori costi della Rai sono spiegabili dalla maggiore audience raggiunta: rispetto a Mediaset, sempre nella media del periodo 2010-19, la Rai ha avuto uno share televisivo superiore di 5 punti percentuali in media, cioè ascolti superiori del 15%. Questa differenza è però ben inferiore a quella osservata tra i costi sostenuti: la spesa è superiore in media del 26%.
Tali considerazioni portano alla conclusione che i costi più elevati in Rai rispetto a quelli Mediaset sono solo parzialmente giustificati da una migliore performance in termini di audience.
In questa analisi, tuttavia, non sono affrontati altri due fronti ‘caldi’: l’opportunità che la Tv pubblica ricorra alla pubblicità in concomitanza al canone e il livello qualitativo dell’offerta, riflesso solo in parte nell’audience.