Le imprese cinesi silenziosamente lasciano il mercato russo

Le esportazioni cinesi in Russia sono crollate del 27% da febbraio a marzo. Nella computeristica diminuzione del 40% dell’export. Aumentano il timore delle sanzioni e la pressione degli Usa nella seconda economia globale

Le imprese cinesi lasciano silenziosamente la Federazione

Le società tecnologiche cinesi si starerebbero ritirando silenziosamente dal fare affari in Russia sotto la pressione delle sanzioni e dei fornitori statunitensi, nonostante le richieste di Pechino alle aziende di resistere alla coercizione dell’Occidente. A sostenerlo è il Wall Street Journal, secondo cui alcune grandi aziende cinesi stanno riducendo le spedizioni in Russia, dove le aziende tecnologiche di Pechino dominano il mercato per molti prodotti, senza tuttavia dare pubblicità alla decisione.

Tra le più importanti, il gigante della computeristica Lenovo e il colosso degli smartphone Xiaomi. Silenziosamente, senza fare grande annunci e gradualmente da inizio guerra, hanno ridotto la loro presenza sul mercato russo. Ad esempio, tra febbraio e marzo, le esportazioni verso la Russia di computer portatili sono diminuite di più del 40% mentre quelle di smartphone sono scese di circa due terzi (secondo i dati ufficiali). Il mercato cinese ha subito una forte scossa proprio dalla pandemia e l’onda di ritorno delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti e dall’Europa ha portato le imprese cinesi a infrangere le regole dettate da Pechino.

Intanto le maggiori aziende americane fornitrici di componenti chip alle imprese cinesi stanno premendo per essere sicure che i loro semiconduttori non finiscano, come terze parti nei prodotti esportati in Russia e quindi in violazione delle sanzioni. Nel frattempo, il ministero del Commercio cinese ha invitato le imprese a “non sottomettersi alle coercizioni esterne”. Ma le esportazioni cinesi in Russia sono crollate del 27% da febbraio a marzo. In Aprile – ha spiegato il segretario al Commercio statunitense, Gina Raimondo - le importazioni russe di prodotti di alta tecnologia, grazie alle sanzioni, sono state tagliate di circa il 50% e hanno lasciato la Russia con un magazzino ridotto di semiconduttori e in difficoltà nella ricerca di parti di ricambio in ambito militare.

Secondo Steve Brazier, a capo di Canalys (azienda leader nel mercato tecnologico), se le società di computer cinesi fossero escluse da un fornitore chiave di chip “sarebbe una catastrofe e capite perché loro non hanno nessun motivo e intenzione di finire così”.

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