Una settimana lavorativa di quattro giorni, senza riduzione di stipendio e a parità di ore: è la proposta del governo del Belgio. La ‘coalizione Vivaldi’, guidata dal primo ministro Alexander De Croo, ha approvato un pacchetto di riforme che, tra le opzioni, prevede quella, per i dipendenti, di allungare il fine settimana da due a tre giorni a patto di prolungare le prestazioni nel corso di quattro giornate, rispetto alle cinque canoniche. L’azienda potrà rifiutare la richiesta del dipendente, ma dovrà fornire una risposta scritta.
“Dopo due anni difficili, il mercato del lavoro si è evoluto. Con questo accordo stabiliamo i parametri di riferimento per una buona economia”, ha detto ai media il primo ministro belga, Alexander De Croo, sottolineando che l’obiettivo del pacchetto di riforme del mercato del lavoro, comprese le nuove regole sul lavoro notturno, è quello di creare un’economia più dinamica e produttiva.
In numerosi si sono affrettati a paragonare la scelta di Bruxelles con quella islandese. Ma il parallelo non è calzante, visto che nell’isola la settimana corta è stata affiancata a una riduzione dell’orario di lavoro settimanale (a parità di salario). Ed è forse anche per questo che in Islanda è stato osservato – dopo l’introduzione della misura - un aumento della produttività.
Presi per il PIL
La decisione belga non sembra così innovativa. In pratica, una quota rilevante di lavoratori si ritroverebbe a lavorare per 10 ore al giorno, il che non appare esattamente come una conquista di civiltà. Senza contare che l’allungamento aumenta il rischio di infortunio sul lavoro e ‘impone’ agli asili nido e alle scuole primarie di restare aperte per 12 ore al giorno.