Gli Usa hanno creato a novembre 266 mila posti di lavoro, molto più di quanto stimato dagli analisti (180 mila), portando il tasso di disoccupazione a un nuovo record: 3,5%, il minimo da 50 anni.
In questi casi, normalmente, la reazione delle Borse è negativa: perché la Federal Reserve potrebbe interpretare l’incremento degli occupati come un segnale di surriscaldamento dell’economia, optando così per una politica monetaria meno espansiva (ovvero alzando i tassi di interesse).
Ma visto che il governatore Jerome Powell ha più volte ribadito nei mesi scorsi che non procederà in tal senso, i mercati hanno reagito positivamente a questi sviluppi, premiando in particolare i titoli industriali più legati al commercio internazionale, come i tecnologici. Risultato: a fine giornata (del 6 dicembre) a New York l’indice Dow Jones ha fatto +1,22% e il Nasdaq +1%.
C’è un ultimo aspetto da considerare. Il salto in avanti del numero dei posti si spiega in parte con il fatto che lo scorso mese sono tornati al lavoro (dopo sei settimane di sciopero) circa 50 mila dipendenti della Gm, che non erano quindi stati inclusi nel bollettino di ottobre.