Dal febbraio 2022 gli Stati Uniti hanno fatto molto, in termini di assistenza finanziaria e militare, per aiutare l’Ucraina a respingere l’invasione della Russia. Inoltre, subito dopo l’invasione, l’amministrazione Biden (e il Congresso) ha vietato l’importazione di greggio russo. Ma l’import di prodotti raffinati derivati dal petrolio della Federazione hanno potuto continuare ad essere venduti a determinate condizioni.
Infatti, le sanzioni statunitensi attualmente specificano che una volta che il greggio russo viene trasportato in un paese terzo (in particolare India e Turchia) e raffinato in un altro prodotto (diesel, benzina, carburante per aerei), tale prodotto non è più considerato di origine russa e può essere venduto senza essere soggetto ad alcun limite.
Eppure, non sarebbe difficile imporre a qualsiasi raffineria che lavora greggio russo il divieto di vendita negli Stati Uniti. Secondo Simone Johnson e Oleg Ustenko, l’effetto sui prezzi della benzina e dei prodotti derivati sarebbe minimo negli Stati Uniti, visto che la sostituzione di Mosca con altri fornitori internazionali alternativi non sarebbe un problema.
Una questione resta aperta: è logico sostenere l’Ucraina su tutti i fronti possibili e, al contempo, consentire alla Russia di ottenere grandi profitti dalle sue esportazioni di petrolio sapendo che la maggior parte dei guadagni in valuta estera della Russia, di cui Mosca ha chiaro bisogno, ora provengono dalla vendita di oro nero?