Il terzo millennio è cominciato con la scoperta di ricchi giacimenti di gas nel Mediterraneo orientale, dove si gioca la partita per il controllo delle risorse. Agitate soprattutto le acque a sud di Kastellorizo: quest’isola di appena 9 chilometri quadrati, vicinissima alle coste turche e assegnata alla Grecia dal Trattato di Losanna del 1947, è diventata così importante proprio grazie all’oro blu.
E poi ci sono le tensioni al largo della Libia, la partita dell’Egitto per l’indipendenza energetica, le manovre mediorientali. Tutti scenari nei quali l’Italia non sembra giocare un ruolo di primo piano. A giocare il ruolo da protagonista c’è invece Recep Tayyip Erdoğan che si presenta come “sultano” protettore dei musulmani, come ai tempi dell’impero ottomano a cui si ispira.
Il presidente turco attacca la Francia anche perché convinto che l’Europa sia in una fase di decadenza e non meriti alcun rispetto. Non lo abbiamo ancora sentito criticare la Cina a proposito della persecuzione degli uiguri musulmani. È questione di rapporti di forza.
Anche la voce della Francia deve farsi sentire nel mondo musulmano, per spiegare la laicità francese. Nel suo discorso sul “separatismo” pronunciato all’inizio di ottobre, Macron aveva messo in guardia contro la trappola di “stigmatizzare tutti i musulmani” laddove bisognerebbe concentrarsi su quelli che non accettano la repubblica.
Secondo Pierre Haski (France Inter), “il discorso della Francia non è abbastanza udibile nel mondo musulmano. L’altra trappola, infatti, consiste nel permettere a Erdoğan di presentarsi come difensore dei musulmani in Francia e nel resto del mondo. Dietro le parole al vetriolo del presidente turco c’è un progetto politico ben più temibile degli insulti. Il che ci riporta al gas e ai contrasti nel Mediterraneo orientale.