Nel suo intervento alla cerimonia di insediamento come presidente del colosso energetico brasiliano Petrobras controllato dallo Stato - a cui ha partecipato anche il presidente Luiz Inacio Lula da Silva -, Magda Chambriard ha evidenziato la necessità di andare avanti con la ricerca del petrolio nelle acque profonde nel Margine equatoriale, al largo dell’Amazzonia.
“È essenziale sviluppare le nostre frontiere esplorative, come quelle del Margine Equatoriale e del Brasile meridionale, sempre nel rispetto di rigorosi standard di sicurezza, nell’assoluta osservanza della legislazione ambientale e dei processi di autorizzazione”, ha affermato Chambriard.
Poi arriva la sponda del governo (di centro-sinistra). “L’esplorazione del Margine Equatoriale - ha dichiarato il ministro delle Miniere e dell’Energia, Alexandre Silveira - è una questione di sovranità nazionale e di responsabilità nei confronti dei brasiliani, sarà un percorso che seguiremo in modo ecologicamente sicuro per realizzare il potenziale della pluralità delle nostre ricchezze verso l’indipendenza energetica”.
La compagnia petrolifera Petrobras - che ha registrato un utile netto di 4,8 miliardi di dollari nel primo trimestre del 2024, in calo del 38% rispetto allo stesso periodo di un anno fa - sta cercando di ottenere una licenza ambientale per perforare nel cosiddetto blocco 59, che si trova a 500 chilometri dalla foce del Rio delle Amazzoni, in un’area con specie in via di estinzione e barriere coralline scoperte di recente.
Allo stesso tempo, da quando è tornato alla presidenza lo scorso anno, Lula ha spinto Petrobras – l’esecutivo brasiliano possiede una partecipazione del 36,8% ma detiene più della metà dei diritti di voto - a ridurre i pagamenti agli investitori e a investire, invece, di più in settori come le energie rinnovabili, auspicando di adottare un approccio più diversificato.