Da quando il primo gennaio si è interrotto il flusso di gas russo verso la Moldova, la Transnistria sta affrontando rilevanti interruzioni del riscaldamento e dell’elettricità.
Lo stop è iniziato lo scorso primo gennaio dopo che l’Ucraina si è rifiutata di rinnovare per il 2025 l’accordo con Mosca per il transito del gas, ma già a fine dicembre il colosso russo Gazprom aveva annunciato che avrebbe interrotto le consegne a tutta la Moldova, sostenendo che Chisinau si sarebbe rifiutata di saldare un debito di circa 709 milioni di dollari.
La Moldova, ex Repubblica sovietica che punta ad entrare nell’Unione Europea, replica che in realtà deve a Gazprom soltanto 8,6 milioni di dollari. E nonostante il taglio, non sta subendo carenze di gas perché aveva iniziato a diversificare le forniture subito dopo l’inizio dell’offensiva russa contro l’Ucraina nel febbraio del 2022.
A fare le spese del contenzioso sono soprattutto i residenti della Transnistria, la regione separatista filorussa della Moldova sulla riva orientale del fiume Dnestr con una popolazione di circa 400mila abitanti.