“Il rapporto debito/Pil di quest’anno non si registrava dalla Grande Guerra”. Lo ha affermato il direttore del Dipartimento per la produzione statistica dell’Istat, Roberto Monducci.
“Il debito pubblico misurato al lordo delle passività legate agli interventi di sostegno finanziario in favore di Stati membri della Ue – ha detto Monducci - passerebbe in rapporto al Pil dal 134,8% registrato nel 2019 al 155,7% nel 2020 per poi ridursi al 152,7% nel 2021. “Questo livello – ha precisato - è stato registrato, a partire dall’Unità d'Italia, solo negli anni immediatamente successivi alla fine della Grande Guerra”.
Non è il solo confronto storico con cui dovrà fare i conti la nostra economia. Sempre secondo l’Istat, l’indebitamento netto si attesterebbe per il 2020 al 10,4%. Un livello mai più toccato dagli anni che hanno preceduto la firma del Trattato di Maastricht, anche se nel 2021 si ridurrebbe attestandosi al 5,7%.
In merito agli effetti del lockdown nel mondo del lavoro, nel 2019, il numero di occupati era pari a 23 milioni 360 mila; il 68,6% lavora in uno dei settori di attività economica ancora attivi, per un totale di 16 milioni 28 mila occupati, mentre il restante terzo (7 milioni 332 mila occupati) risulta operante in uno dei settori dichiarati sospesi. Questi ultimi, da soli, producono il 41,4% del fatturato complessivo e 309 miliardi di valore aggiunto.
Altro dato rilevante è quello sull’età dei lavoratori. Quelli che operano in settori ancora aperti sono molti anziani rispetto alla media.“La quota di occupati nei settori sospesi risulta più bassa all’aumentare dell’età del lavoratore – aggiunge Monducci -. Si passa dal 48,2% degli under 24 (circa 522 mila) al 24,5% degli over 55 (1,261 milioni).”