“Nascerà e non avrà paura nostro figlio. E se è una femmina si chiamerà Futura”, cantava Lucio Dalla. È nato e sta dando un buon risultato presso gli investitori retail anche il Btp ‘Futura’: nella seconda edizione, con scadenza nel 2028, ha raccolto 5,71 miliardi.
In due tranche il titolo di Stato ha racconto quasi 12 miliardi (a luglio era stato emesso un decennale per 6,1 miliardi), che saranno utilizzati per pagare le spese legate alla lotta alla pandemia.
Secondo il Tesoro la quasi totalità degli ordini arriva da investitori domestici (il 96%), con circa il 58% sotto i 20 mila euro, percentuale che sale fino all’85% se si considerano gli ordini di taglio fino ai 50 mila euro.
Per il titolo, che ha godimento 17 novembre 2020 e scadenza 17 novembre 2028, è fissata la serie dei tassi cedolari annui nominali definitivi, pagati su base semestrale, pari rispettivamente a 0,35% per i primi tre anni, 0,60% per i successivi tre anni e 1% per i restanti due anni di vita del titolo.
Ad aiutare il Mef nel collocamento e nella gestione del debito c’è anche la discesa dello spread, che è sceso ai minimi da due anni e mezzo, toccando i 117 punti base, con un tasso del Btp decennale di poco superiore allo 0,6%.