Dimmi cosa mangi e ti dirò che partito voti

Un’azione semplice come ordinare un piatto al ristorante può dire agli altri molto di noi, persino il partito per cui votiamo. Tramontate le grandi ideologie, lo stile di vita ha assunto un ruolo nel predire le preferenze politiche

Dimmi cosa mangi e ti dirò che partito voti

Quando si pensa alla politica non vengono in mente solo partiti, programmi e promesse elettoraliC’entrano anche le associazioni stereotipiche, tra cui i consumi e lo stile di vita. Giorgio Gaber, nella sua immortale “Destra-Sinistra”, cantava che “il culatello è di destra; la mortadella è di sinistra”.

Negli ultimi decenni, le scelte di lifestyle e consumo – cosa mangiamo, come ci vestiamo, l’auto che guidiamo – hanno acquistato un importante potere predittivo sulle preferenze politiche degli italiani. 

L’allineamento fra scelte politiche e di stile di vita, insieme alle immagini veicolate dai media e ai comportamenti dei politici stessi, genera stereotipi che possono essere usati, consciamente o inconsciamente, per farsi un’idea della collocazione politica degli altri prima ancora di rivolgere loro la parola, portandoci persino a evitarli.

Ma quanto è diffuso questo modo “stereotipico” di pensare alla politica in Italia? E ha conseguenze sulle nostre interazioni con gli altri?

In un recente articolo pubblicato su una rivista internazionale è stato sottoposto a un campione rappresentativo di 1.100 italiani maggiorenni un sondaggio sperimentale: è stato chiesto ai rispondenti di immaginare di essere in un ristorante che offre cinque menù fissi allo stesso prezzo e che la persona seduta al tavolo accanto al loro ne abbia ordinato uno in particolare, assegnato in modo casuale.

Gli esiti dell’esperimento mostrano che il menù base con le sue scelte “monotone” è associato al centrismo e al Partito democratico. Il menù vegano è associato al voto per Alleanza Verdi Sinistra e all’essere di sinistra, così come il menù etnico, che però è avvicinato ancora al Pd. Il menù di carne è associato all’essere di centro-destra. Infine, il menù tradizionale non mostra nessuna associazione significativa: l’amore per la cucina italiana oltrepassa le ideologie.

I risultati ci dicono che le scelte di consumo e di stile di vita possono essere lette in chiave politica almeno dalla metà delle persone che ci circondano. I politici possono sfruttare queste associazioni, esibendo scelte di consumo e lifestyle coerenti con la propria parte politica, per dimostrare di essere “genuinamente” di destra o di sinistra (ammesso che queste categorizzazioni siano ancora valide). Non solo: benché in Italia questa pratica sia ancora contenuta, gli esperti di comunicazione e marketing politico sfruttano già queste associazioni per indirizzare a target ben definiti i messaggi delle loro campagne elettorali.

La ricerca si è concentrata sul cibo, ovvero una dimensione culturale con un forte peso nel nostro paese e che trova spesso spazio sui vecchi e nuovi media. Resta da studiare il peso di altri aspetti di lifestyle, mettendoli a confronto con i vecchi predittori del comportamento politico, quali la classe sociale di appartenenza e il reddito. Per il momento, però, meglio stare all’erta: le scelte che facciamo, anche al ristorante, possono dire agli altri molto più di quanto non ci si aspetti.

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