“Se terremo a bada il virus nei prossimi due-tre mesi, forse usciremo dal raggio della sua minaccia”. È quanto consiglia il professor Giorgio Palù, virologo, presidente dell’agenzia italiana del farmaco Aifa in un’intervista al Corriere della Sera. Quindi, osserva, la terza ondata “si può evitare” in quanto “siamo in una fase discendente della curva epidemica, anche se lenta. Non è il momento di distrazioni. Fino a che l’abbassamento dell’Rt non sarà significativo tutti noi siamo chiamati a rispettare le misure di protezione individuale ed evitare gli assembramenti”. E le riaperture? Palù distingue: “Mi dispiace dirlo, anche gli impianti sciistici potrebbero costituire un rischio” e “andrei cauto con la ripresa di scuole superiori e università. Sarebbe ideale poter spostare il calendario in avanti, quando il quadro sarà migliore”.
Allora, come si esce dalla pandemia? Con un lockdown duro subito per evitare che la variante inglese diventi prevalente e per impedire che abbia effetti devastanti come in Inghilterra, Portogallo e Israele”. È l’opinione del professor Andrea Crisanti, virologo, contenuta in un’intervista a La Stampa, nella quale sostiene che “il 20% dei contagiati presenta la variante inglese e la percentuale è destinata ad aumentare”, quindi a suo avviso “bisognava fare il lockdown a dicembre, prevenendo tutto questo, mentre ora siamo nei guai”. Quindi, niente sci, ristoranti aperti e mobilità tra regioni: “Va chiuso tutto e occorre lanciare un programma nazionale di monitoraggio delle varianti” e “dove si trovano le varianti brasiliana e sudafricana – spiega Crisanti – servono lockdown stile Codogno, non le zone rosse che sono troppo morbide”.
Intanto piovono valanghe di critiche sul ministro della Salute Roberto Speranza per aver comunicato a poche ore dalla riapertura lo stop alle stazioni sciistiche, che nel frattempo si erano preparate (investendo ingenti somme) ad accogliere i turisti. Ma come sostengono i virologi la situazione è molto seria e occorre considerare che il nuovo governo ha giurato solo sabato scorso (sebbene il ministro della Salute non sia stato sostituito). A questo punto, ci vorrebbe un intervento di Draghi. Ma l’uomo delle poche parole lo farà? O lascerà cadere tutto sulle spalle di Speranza? È possibile credere che i due non abbiano concordato insieme la discussa decisione last minute di prorogare lo stop?