Recenti votazioni all’Assemblea Generale dell’Onu hanno evidenziato una spaccatura culturale, prim’ancora che geopolitica, fra occidentali e non occidentali. Sulla sospensione della Russia dal Consiglio per i diritti umani, ad esempio, non si sono espressi in senso favorevole Stati rilevanti come Brasile, Cina, Egitto, India, Pakistan, Sudafrica. Emerge una linea di faglia che l’Occidente sottovaluta e che conferma la sua difficoltà di mettersi nella testa dell’altro. E che porta a negoziare con sé stessi.
La distanza fra Occidente e diverse regioni del mondo è così ampia da far sorgere il sospetto di una profonda incomunicabilità, a dispetto dei commerci globalizzati. Vendersi merci non significa dialogare. Persino la ottativa, irenica visione dello One World viene messa in crisi da questa frattura, che può portare a esiti imprevedibili. Distanza accentuata, che si concretizza nella reciproca incomprensione su aspetti cruciali.
Il punto è che L’eccesso di illuminismo di noi occidentali ci impedisce, come detto, di metterci nella testa degli altri. Vedendo solo noi stessi, neghiamo il principio di realtà e disperdiamo il senso del Tempo. Così aboliamo Storia e capacità di giudizio.
(Sono qui riportati alcuni passaggi di un articolo firmato da Romano Ferrari Zumbini pubblicato su ‘Limes’)