Mentre il mondo è in lockdown, la Svezia insiste con la propria strategia: niente quarantena (ad eccezione delle persone trovate positive al coronavirus), chiusure di scuole, uffici o ristoranti.
I divieti sono pochi, ma gli svedesi evitano di uscire di casa. È vero che i ristoranti sono aperti, così come è altrettanto vero che la clientela è diminuita sensibilmente. Le scuole sono aperte, ma le università hanno sospeso i corsi. E non è più consentito organizzare eventi per più di 50 persone.
A parte queste poche limitazioni, la strategia svedese si basa sulla fiducia. Il governo confida nel fatto che i cittadini seguano le raccomandazioni, evitando comportamenti rischiosi. Mentre nella vicina Norvegia è proibito raggiungere le case in montagna in concomitanza con la Pasqua, in Svezia non c’è un simile divieto, solo un’esortazione da parte del premier: “Per quest’anno rimanete a casa”.
Evitare l’uso della forza contro i propri cittadini fa parte della cultura svedese, come la fiducia nelle autorità. L’ultima volta che le forze armate di Stoccolma sono state usate per controllare la folla è stato nel 1931. Gli svedesi non reagiscono bene ai divieti, ma se un esperto gli spiega come comportarsi, allora tendono ossequiosi a seguire il consiglio.
Contano anche alcuni fattori sociologici. Ad esempio, l’elevatissimo numero di persone che vivono da sole, il fatto che pochissimi adulti vivono con i genitori o con i nonni, l’abitudine di salutarsi senza baci e abbracci. Insomma, c’è molta più distanza fra le persone che in questo caso gioca a favore degli svedesi, rispetto a italiani e spagnoli.