Le prime sei banche commerciali italiane (Intesa, Unicredit, Mediobanca, Mps, Banco Bpm, e Bper) hanno realizzato, nell’intero 2022, utili netti per 13,11 miliardi di euro. Le medesime banche nel primo semestre del 2024 hanno portato a casa 12,97 mld: appena 140 milioni in meno rispetto a quanto realizzato nell’intero bilancio di due anni fa.
Il confronto tra gli ultimi due primi semestri evidenzia poi una crescita degli utili pari a 2,11 miliardi di euro (+19,5%). E in appena venti mesi Intesa è passata da 40 a 66 miliardi di capitalizzazione, Unicredit da 25 a 59, Mediobanca da 7 a 12, il Monte dei Paschi da 2,5 a 6,5; Banco Bpm da 5,1 a 9,3; Bper da 2,7 a 6,9.
La conferma del buon momento per il sistema bancario viene anche dai soggetti esteri operanti sul territorio italiano. Deutsche Bank si consolida in Germania e non dà evidenza dei risultati ottenuti nella Penisola, cosa che invece fanno le banche francesi.
La sola Bnl del gruppo Bnp Paribas, che in Italia ha anche una serie di attività finanziarie che vanno dal risparmio, al leasing, al credito al consumo, ha realizzato come banca commerciale utili ante imposte per 186 mln.
Il gruppo Crédit Agricole, per diversi aspetti la terza realtà bancaria presente in Italia, con più di sei milioni di clienti, è arrivato nel suo complesso a 818 milioni di euro di utile netto, di cui 659 milioni di pertinenza del gruppo, con una crescita dell’11% rispetto al medesimo periodo dello scorso anno.
Ora inizia un’altra fase. Se fin qui le banche hanno beneficiato del rialzo dei tassi voluto dalla Bce per combattere l’impennata inflazionistica manifestatasi nel 2022, adesso l’inclinazione dei banchieri centrali è verso l’apertura di una fase espansionistica. La Bce ha già iniziato la manovra di rientro, la Fed lo farà a breve. Scenderanno i ricavi da interesse. La sbornia (per le banche) sta per passare.