Un nuovo taglio per la Bce che si adatta alla nuova situazione globale: le incertezze politiche globali e, in particolare, quelle sul commercio internazionale, iniziano a incidere sulle proiezioni e sulla complessiva valutazione della politica monetaria.
La Bce ha ridotto di 25 punti base il tasso sui depositi, oggi considerato il più importante, al 2,50%, da 2,75%. Il tasso sulle operazioni di rifinanziamento è sceso al 2,65% dal 2,90%, quello sui prestiti marginali al 2,90% dal 3,15%.
La decisione è stata presa per consensus, nessuno si è opposto, c’è stata solo un’astensione, quella del governatore austriaco Robert Holzmann: è la prima volta che la Bce rende così espliciti i voti in consiglio direttivo.
La nuova formulazione sull’orientamento della politica monetaria (“meno restrittiva in modo significativo”) è stata collegata da Lagarde, e dal comunicato stesso, a due elementi contraddittori entro cui si muove l’inflazione dell’Eurozona.
“I tagli dei tassi - spiega il comunicato - stanno rendendo meno cari, per famiglie e imprese, i nuovi prestiti”, i quali risultano in accelerazione. Al tempo stesso, e in senso contrario, “l’allentamento delle condizioni di finanziamento è contrastato dai passati rialzi dei tassi di interesse che si stanno ancora trasmettendo ai crediti in essere, e il volume dei prestiti resta nel complesso contenuto”. L’interazione di questi due elementi determinerà le prossime mosse di politica monetaria.
Le proiezioni sulla crescita risentono invece delle difficoltà del commercio globale (“i dazi sono complessivamente negativi, sotto tutti i punti di vista”, ha detto Lagarde): indicano un aumento del Pil dello 0,9% quest’anno, dell’1,2% nel 2026 e dell’1,3% nel 2027, con una revisione al ribasso per quest’anno e il prossimo.