La Bce ha deciso di alzare i tassi di interesse di mezzo punto percentuale, portando il tasso sui depositi al 2%, quello sui rifinanziamenti principali al 2,5% e quello sui prestiti marginali al 2,75%. Lo comunica la Bce, con una mossa che ricalca quella della Fed del 14 dicembre che ha portato i tassi al 4,25%/4,5%. Da marzo, inoltre, inizierà anche il quantitative tightening, la riduzione dei titoli in portafoglio.
Rallenta quindi anche la stretta della Bce, che ha alzato i tassi di 75 punti base per due meeting consecutivi, a settembre e a ottobre. Ma come per la Fed si allunga il periodo. “Il Consiglio direttivo ritiene che i tassi devono ancora essere portati significativamente più in alto” e “a un ritmo costante”, in modo da raggiungere “livelli sufficientemente restrittivi” per portare l’inflazione all’obiettivo del 2% in tempi rapidi.
La presidente Christine Lagarde, in conferenza stampa, ha aggiunto in ogni caso che “sulla base dei dati attuali, dovreste attendervi altri rialzi di 50 punti base per un certo periodo di tempo”. Il punto sono proprio queste ultime parole. La decisione di dicembre infatti tiene in considerazione anche le nuove proiezioni macroeconomiche dello staff della Bce, che prevedono un’inflazione media dell’8,3% nel 2022 e del 6,3% nel 2023. L’anno successivo passerà quindi al 3,4% e solo nel 2025 al 2,3%. Quindi, altri (e non pochi) rialzi saranno necessari. Con tutte le conseguenze del caso su un’economia europea già afflitta da bassa crescita.