
Nell’enorme mercato delle obbligazioni statunitensi investono tantissimi risparmiatori e paesi in cerca di un rifugio sicuro per i loro soldi. Un protagonista del settore, forse inaspettato, è Taiwan. È quanto viene spiegato in un articolo del Financial Times firmato dagli economisti Brad Setser e Josh Younger. L’isola asiatica, tra obbligazioni statunitensi e altri titoli finanziari a rendita fissa, possiede riserve per 1.700 miliardi di dollari, ovvero più del 200% del Pil domestico.
Come è stato possibile? Intorno al 2014, la crescita del surplus commerciale - grazie allo sviluppo dell’industria tecnologica, guidato dal colosso Tsmc, il più importante produttore di processori del mondo - cominciò a segnare tassi a due cifre. Così nel giro di pochi anni Taiwan si è ritrovata con un’enorme quantità di dollari che furono perlopiù dirottati sulle assicurazioni sulla vita.
A Taiwan questo settore è sempre stato fiorente. Già nel 2006 il suo valore era pari al 60% del Pil. In seguito però il governo autorizzò le aziende assicurative a emettere polizze in valuta locale e investire i proventi all’estero, in dollari statunitensi. Questa misura permise al settore di esplodere, raggiungendo in breve tempo dimensioni pari al 140% del Pil nazionale.
Al picco della loro attività le compagnie assicurative erano arrivate a comprare ogni anno titoli per cinquanta miliardi di dollari. Dei 1.700 miliardi in obbligazioni straniere oggi mille sono in mano ad aziende private e di questi mille settecento appartengono al settore assicurativo.
Ma i cittadini di Taiwan che sottoscrivono le polizze vita vogliono polizze esclusivamente in moneta locale. Questo ha creato uno squilibrio: da un lato le aziende prendono fondi in dollari taiwanesi e dall’altro li investono in dollari statunitensi (attualmente la cifra è di circa 460 miliardi).
In questo modo - spiegano Setser e Younger - se il dollaro statunitense si svaluta rispetto a quello taiwanese, si riduce il valore dei titoli che coprono le polizze; se inoltre negli Stati Uniti il costo del denaro aumenta, le obbligazioni in mano alle compagnie si deprezzano, perché se decidessero di venderle incasserebbero meno del valore nominale, andando incontro a pericolose svalutazioni dei titoli in bilancio.
In sostanza oggi la ricca Taiwan è nella stessa situazione della Silicon Valley Bank, la banca californiana fallita nel 2023 proprio a causa dell’enorme esposizione su titoli di stato e obbligazioni che si erano svalutati in seguito all’aumento dei tassi.
Attualmente, per esempio, la maggior parte delle obbligazioni aziendali statunitensi a lungo termine è scambiata con uno sconto del 10-15% rispetto al valore nominale: applicando questa media ai settecento miliardi di dollari in mano alle compagnie assicurative taiwanesi, viene fuori una perdita potenziale abnorme. Non proprio una scenario sereno per Taiwan.